Attivista a 5 Stelle: come si fa? (Parte seconda)

Eccomi di nuovo qui a raccontarvi cosa significa per me fare attivismo, proseguendo dall’articolo precedente vedremo altri cinque punti a mio avviso significativi relativi all’attivismo a 5 Stelle:

  1. Programma Nazionale e Regionale: è quasi superfluo dirlo ma bisogna conoscere quali sono in concreto le proposte che il MoVimento porta avanti. Quali sono i fondamenti su cui fa leva e considerare se li si condivide o se è possibile instaurare una discussione all’interno dei gruppi più vicini a noi.
    Al contrario di quanto sostiene l’informazione in Italia (che come tutti sappiamo è di pessima qualità) all’interno del MoVimento son in continuo progresso le discussioni su praticamente tutto. Certo è che se anziché discuterne alcuni fanno “cattivo gioco” vendendo scoop a quell’informazione distorta che non aspetta altro di certo non può esserci “buon viso” da parte di chi si impegna tutti i giorni contro tale sistema.
    Non è facile ne simpatico dirlo ma spesso ho visto persone che si definivano “attivisti” che non conoscevano nemmeno il programma a 5 Stelle. Li avrei definiti più dei “simpatizzanti”, anche se non mi piacciono le definizioni associate alle persone.
    Tuttavia il problema non è nell’essere in disaccordo con una o l’altra proposta presente nel programma, questo è fisiologico e io stesso alcuni punti non li trovo aderenti a ciò che penso, ma piuttosto il disconoscerli totalmente e soprattutto disconoscere le motivazioni che hanno portato ad una scelta piuttosto che ad un’altra.
    Per chi volesse conoscere il programma nazionale e regionale per la Lombardia può consultare questi due link: programma nazionale, programma regionale Lombardia.
  2. Non Statuto e regolamenti: conoscere i regolamenti è fondamentale! Il “non-statuto” a mio avviso regolamenta molto poco, ma quel poco va rispettato. Il rispetto delle regole condivise è fondamentale per mantenere viva la democrazia e ha un’importanza sociale inestimabile. Questo chiaramente deve andare a braccetto con la condivisione delle regole e con la garanzia della libertà individuale, senza questi due pilastri le regole diventano imposizioni e la democrazia diventa dittatura.
    Al contrario di quello che dicono i giornalisti nel MoVimento questo è rispettato e c’è democrazia, fin troppa a mio avviso. Ognuno dice la sua, giustamente, e a volte i giudizi sono parziali o basati su disinformazione ma questo porta a qualcosa di bellissimo: il confronto e l’approfondimento da parte del singolo delle proprie idee.
    Per chi volesse dare un occhio al regolamento a cui i Parlamentari aderiscono può consultare questo link.
  3. Rispettare tempi e obiettivi degli incontri: questo è un aspetto molto concreto ed è la manifestazione di qualcosa di molto importante. Rispettare i tempi significa garantire un’esposizione chiara delle proprie idee nel tempo a disposizione questo permette al gruppo di costruire qualcosa nel rispetto reciproco.
    Al contrario dilungarsi troppo negli interventi, parlare sopra le altre persone e andare fuori tema rende gli incontri faticosi e poco producenti. Fa tornare a casa i partecipanti con una sensazione di vuoto e li scoraggia nel frequentare assiduamente gli incontri e quindi nella loro attività.
    Negli incontri sono regolati i tempi in maniera molto rigida, gli ODG d’altronde non bastano mai e ognuno vorrebbe dire la sua, spesso partendo da posizioni disinformate. Quello che è sorprendente è che, forse per eccesso di democrazia, all’inizio di ogni incontro si vota persino il moderatore tra vari candidati.
    Questo è il contrario di quanto succedeva (e succede tutt’ora) nei cosiddetti congressi dove l’obiettivo è avere una platea di cittadini passivi che non hanno alcun diritto di intervento e dove persino il palco è commissionato a qualche architetto famoso e progettato proprio per “tenere lontane le persone”, vedi i progetti di Filippo Panseca per i congressi del PSI.
  4. Non andare mai a “mani vuote” agli incontri: questo aspetto è fondamentale. Gli incontri sono fatti proprio per lavorare a qualcosa, hanno quasi sempre un tema ed è raro che vi siano ODG generali in cui si parla di tutto (e di niente).
    Chi lavora ad una certa tematica e quindi partecipa ai relativi incontri dovrebbe avere del materiale da condividere, anche solo qualche foglio attraverso la quale illustrare il proprio lavoro e ricevere suggerimenti.
    Spesso si vedono persone che si presentano a mani vuote e altrettanto vuoti e disinformati sono i loro interventi. Paradossalmente sono anche le stesse persone che fanno meno domande nonostante ne avessero forse bisogno.
    Lavorando a qualcosa è inevitabile raccogliere materiale interessante o produrne di nuovo quindi questo punto in realtà dovrebbe essere quasi superfluo, ma purtroppo in concreto non rappresenta la regola.
  5. Svolgere con perseveranza gli impegni: anche questo è un tasto dolente. Chi vuole essere un attivista a 5 Stelle non deve versare quote, non deve compilare moduli di iscrizione e quindi non vi è schedatura. Deve solo offrire parte del suo tempo e attivarsi su qualche problematica che magari lo riguarda con l’aiuto di altre persone, questo significa per altro fare rete.
    E’ chiaro che questo comporta il prendersi un impegno e quindi svolgere del lavoro. Tantissime volte ho visto persone sorgere dal nulla e presentarsi agli incontri facendo anche delle ottime proposte e avanzando buone competenze in materia, ma alla frase:”bene, vedo che c’è un gruppo di persone interessato alla questione, organizzatevi e vediamo il da farsi” è sceso il silenzio e nessuno si è visto più.
    Il MoVimento non è una associazione umanitaria dove le persone “scaricano” i problemi aspettando che qualcuno li risolva, piuttosto è un’opportunità per le persone di attivarsi e risolvere quei problemi avendo a disposizione gli strumenti istituzionali e della rete, non solo internet, ma soprattutto una rete di contatti umani e di circolazione di informazioni dal valore inestimabile.

La prossima puntata vedremo altre cinque indicazioni utili. Fare l’attivista porta via tempo ed energie, quel poco tempo e quelle poche energie che ci rimangono in una vita frenetica. Ma se si pensa che quello che si fa è per il nostro futuro e per quello dei nostri figli non può esistere stanchezza che tenga.
E’ un dovere morale.

Claudio